Storia

Il nome di Casalgrande ha origine certamente latina, Casalis Grandis, anche se lo ritroviamo scritto in questo modo molto più avanti rispetto all’epoca romana. Ricordiamo che l’occupazione romana si estendeva per dieci chilometri ai lati della via Aemilia, quindi è molto probabile che la denominazione abbia radici in quel periodo.

La prime notizie storiche su Casalgrande non vanno oltre la seconda metà del X secolo d.C. La più antica testimonianza riguardante il toponimo “Casalgrande” risale ad una pergamena del 945 d.c. – conservata in originale nell’archivio della Cattedrale di Reggio – con la quale Adelardo, Vescovo di Reggio, conferma alla Canonica di Santa Maria di Castellarano la concessione di tutta una serie di beni e diritti tra i quali, per l’appunto, tutte le decime della Villa di Casalgrande, con tutte le sue pertinenze per intero. Tuttavia i ritrovamenti di terremare, di necropoli nelle zone confinanti fanno supporre che queste terre fossero abitate sin dai tempi preistorici da tribù celtiche.

La presenza della via Statutaria, che si snoda da Veggia fino a S. Polo costeggiando la zona pedemontana e la cui costruzione sembra risalire ai tempi preistorici, spinge ad avvalorare questa supposizione. E’ certo invece che la zona alta di Casalgrande fosse abitata al tempo dei romani e lo dimostrano gli interessanti avanzi dell’epoca ritrovati in località Osteria Vecchia durante scavi effettuati nella metà del secolo scorso.

Nulla è dato sapere del lungo periodo della decadenza e delle invasioni barbariche, ma certamente queste terre subirono la stessa sorte del territorio reggiano che S. Ambrogio descrisse tra i più colpiti dalla furia dei barbari.

La prima notizia storica riscontrata su Casalgrande riguarda i rapporti con il comune di Reggio. Lo attesta un rogito scritto dal notaio Ziliberto nel 1179, in cui gli uomini del comune di Casalgrande si impegnano a difendere le acque del canale per il comune di Reggio.

Con il feudalesimo si cominciano ad avere le prime notizie certe, da cui si apprende che Casalgrande e le zone circonvicine erano soggette al Vescovo, al Comune di Reggio, alla Abbazia di Nonantola e al Monastero di S. Alessandro di Parma e che i suoi munitissimi Castelli, sorti intorno al Mille, erano oggetto di contesa, come molti altri della zona, tra le potenti famiglie reggiane, le quali, inseritesi nelle lotte tra Papato e Impero, combattevano per avere la supremazia del Comune di Reggio.

Verso la fine del XII secolo la famiglia Fogliani, la più potente tra quelle guelfe, si impose su tutti e, cacciati i Malapresi del Gesso e i Sessi fedeli all’Imperatore, fu infeudata dal Vescovo di Reggio Guglielmo Fogliani di tutti i castelli della zona, compresi quelli del Casalgrandese.

Nel XIII secolo, durante il periodo dei Comuni, tra Reggio e Modena scoppiò una vivace guerra per la deviazione delle acque della Secchia. Memorabile fu la giornata di Formigine, combattuta nel 1201 e vinta dai reggiani che penetrarono in territorio nemico, partendo appunto da Casalgrande.

Casalgrande rimase comunque sotto i Fogliani fino al 1409 quando Nicolò III d’Este, sconfiggendo i Visconti, Carlo Fogliani e Otto Terzi, occupò le nostre terre ponendo fine a quel lungo periodo di lotta che vide alternarsi nelle nostre contrade le soldatesche dei Gonzaga, degli Scalgeri, dei Visconti e degli Estensi in guerra per il predominio del territorio reggiano. Da questa data fino al 1859 Casalgrande fece parte dei domini estensi, salvo brevi occupazioni domestiche e straniere.

Nel 1413 Nicolò III d’Este diede Casalgrande, Salvaterra e Dinazzano al ferrarese Alberto Delle Sale che nel 1423 lo elevò al rango di feudo. Morto Delle Sale Casalgrande entrò a fare parte della Contea di Scandiano sotto Feltrino Bojardi. Governeranno i Bojardi fino al 1560. Buono fu il governo dei Bojardi, durante il quale Casalgrande crebbe di importanza tanto da essere elevato al grado di giudicatura da cui dipendevano Dinazzano e Montebabbio. In questo periodo le nostre zone dovettero subire le invasioni dei Francesi e degli Spagnoli in lotta per il predominio dell’Italia.

Il momento più importante nella storia di Casalgrande, infatti, è nel 1557, nel contesto della guerra tra Francia e Spagna in cui il casato di Modena parteggia per i francesi. Casalgrande viene assalita dall’esercito spagnolo, condotto dal Duca Ottavio Farnese, Generale di Filippo II Re di Spagna, che aveva già conquistato Montecchio e Canossa. La resistenza all’assedio di 4 giorni da parte dei casalgrandesi è eroica e si conclude solo per un colpo di sfortuna: un incendio accidentale fa scoppiare le polveri nel castello, che viene preso dagli assedianti. L’eroico episodio venne descritto da Marco Guidelli, un casalgrandese che fu testimone e attore di tale vicenda. Questo racconto fu pubblicato nel Giornale Lett. Scientifico Modenese nel 1842 dal Prof. G. Veratti.

Nel 1560 con la morte di Ippolito Bojardi si estingueva la famiglia Bojardi che aveva in Matteo Maria il più illustre rappresentante. Il feudo passò nella Camera Ducale per cinque anni, poi infeudato ai Conti Thiene che lo ressero, elevato a Marchesato, fino al 1622. Successivamente ricadde nella Camera Ducale per dieci anni, quindi fu tenuto per 11 anni dal Marchese Enzo Bentivoglio e dal figlio Cornelio.

Durante il governo dei Thiene e dei Bentivoglio regnò la pace, ma le nostre popolazioni furono provate dalla terribile peste di manzoniana memoria del 1630.

Dopo la rinuncia di Cornelio Bentivoglio il Marchesato fu nella Camera Ducale, poi infeudato a principi estensi che lo ressero fino al 1725.

Durante questo periodo le nostre genti dovettero subire l’occupazione dei francesi, spagnoli, austriaci e piemontesi in lotta per la successione spagnola, austriaca e polacca.

Nel 1750 il Marchesato passò al genovese Gian Battista Mari che lo resse fino al 1777.

Lo ebbe poi Ercole Rinaldo d’Este sino al 1795 quando Napoleone, occupando l’Italia, decretò l’abolizione dei feudi. Durante l’occupazione francese il nostro comune fece parte del V Cantone del Dipartimento del Crostolo. L’avvento napoleonico suscitò in un primo tempo entusiasmo, al quale subentrarono i timori, le preoccupazioni ed infine l’odio per i continui sacrifici imposti dai francesi.

Tali e tanti furono i gravami, la tasse, le estorsioni degli occupanti che la Restaurazione del 1815 fu salutata come una liberazione. Il nuovo Duca Francesco IV d’Este non seppe alimentare le simpatie che aveva suscitato la ricostruzione del Ducato, ma fu duro e spietato contro tutti quelli che manifestavano desiderio di rinnovamento come i tempi mutati imponevano. Casalgrande non gli perdonò mai di averla declassata a frazione del Comune di Scandiano.

Nonostante la scarsa quantità di documenti che riferiscano del contributo dei Casalgrandesi al Risorgimento italiano fino alla redenzione della propria terra dal dominio Ducale, si può affermare che esso fu notevole e valido. Ne fanno fede le numerose notizie fornite e tramandate da padre in figlio a nipote. Quando Ciro Menotti, nel 1831, fa scoppiare i moti nel ducato di Modena e Reggio, alla rivolta reggiana partecipano attivamente due casalgrandesi. Si tratta dell’avvocato Gaetano Bergonzi, che ricopre ruoli di comando, e del fratello medico, che diventerà capitano dei volontari. Seguiranno il generale Cucchi e combatteranno fino a Rimini. Dopo la restaurazione, Gaetano, condannato da duca, muore nelle carceri, mentre il fratello si rifugerà a San Marino.

Il 4 dicembre 1859 il Dittatore Luigi Carlo Farini, che reggeva le sorti del governo provvisorio dell’Emilia e Romagna, costituitosi in seguito agli avvenimenti della II Guerra di Indipendenza, con un decreto ricostituiva il Comune di Casalgrande con annesse frazioni di Salvaterra (per breve tempo sede municipale), S. Donnino di Longora, S. Antonino, Villalunga e Dinazzano. In questo secolo di vita il Comune di Casalgrande partecipò ai progressi in campo economico e sociale di pari passo con gli altri centri della zona; per rendersene conto basterebbe confrontare le statistiche di allora con quelle odierne.

Alle prime elezioni partecipò al voto il 2% della popolazione: uomini con un ‘censo’ superiore alle 40 lire, militari o letterati. L’11 e 12 marzo 1860 i cittadini in grado di leggere e scrivere votarono per l’annessione: 50.012 si contro 77 no.

Alla spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi partecipa un Giuseppe Romani di origine casalgrandese, che combatte e viene dato per morto alla battaglia del Volturno. In realtà era confluito nel gruppo di Bixio. Verrà successivamente riconosciuto il suo valore e sarà premiato con medaglia d’argento e promosso al grado di sottotenente. Parteciperà in seguito all’attività militare dell’esercito piemontese.

Il 7 settembre 1891 fu inaugurato il tratto di ferrovia Reggio-Scandiano-Veggia, mentre il tratto Veggia-Sassuolo fu costruito l’anno dopo, e fu inaugurato il 3 dicembre 1892. La costruzione fu affidata alla Società Ferrovie di Reggio E..

Il 2 ottobre 1926 fu inaugurato e benedetto il ponte nuovo sul Riazzone al servizio della nuova Provinciale che attraversa il territorio di Casalgrande sino alla Maestà Monti seguendo più o meno il tracciato dell’antica strada romana.

Casalgrande non è stato secondo ad alcuno in fatto di contributo agli avvenimenti storici e politici degli ultimi tempi che noi stessi abbiamo vissuto. Dal 1960 l’industria ha iniziato a prosperare diventando oggi il primario settore dell’economia del Comune di Casalgrande.

Tutte le notizie e le immagini raccolte in queste sezioni provengono dalle seguenti pubblicazioni comunali:

AA.VV. “Casalgrande, un paese, la sua storia, la sua anima”, Editrice Telesio, Milano 1993
Don Aldo Margini, “CASALGRANDE Memorie storiche, civili ed ecclesiastiche.”, Edizioni L’Aquilone, 1992
Ivan Basenghi e Luciano Miselli, “CASALGRANDE Immagini e vicende negli anni”, Edizione Litostampa La Rapida, 1989
Luciano Miselli e Giovanni Pio Palazzi, “DINAZZANO Notizie storiche”, 1995
e da un’intervista condotta a Luciano Miselli.